Articoli precedenti:
- La Parte 1 è stata pubblicata nella rivista dell’autunno 2024
- La seconda parte è stata pubblicata sulla rivista Winter 2025
- Parte terza: Dalla produzione del suono alla ricerca sul comportamento e sul ruolo dell’apparato vocale e respiratorio nel flauto traverso
- Le ricerche Internazionali sul comportamento delle corde vocali nelle tecniche del flauto e negli strumenti a fiato. Illustrazione e considerazioni personali. La Parte 1.
Nel corso della mia attività di musicista e didatta mi sono spesso interrogato sul ruolo che la voce e i muscoli laringei giocano nella produzione del suono degli strumenti a fiato, e in particolare del flauto. Non si tratta di una curiosità secondaria: comprendere come le corde vocali, la glottide e i muscoli della faringe si comportino durante l’emissione significa anche capire perché, talvolta, alcuni studenti incontrino difficoltà apparentemente inspiegabili.
Per questo motivo ho seguito con grande interesse le ricerche internazionali dedicate a questo tema, che hanno offerto dati concreti e stimoli preziosi per l’insegnamento e la pratica musicale.
In questo articolo desidero presentare alcune di queste indagini, corredandole di osservazioni personali nate dall’esperienza diretta con i miei allievi e colleghi.
La ricerca dell’oboista americano Charles O. Veazey sul comportamento delle corde vocali negli strumenti a fiato e le osservazioni sull’uso errato dei muscoli costrittori della faringe durante le loro tecniche
- Anno ricerca: 1985
Pubblicazione: rivista tedesca Tibia n. 2 del 1991
Tecnica usata: laringoscopia a fibre ottiche
Soggetti degli esperimenti: eccellenti studenti e insegnanti dell’università di Denton nel nord del Texas, ventuno soggetti per esperimenti tra cui 9 flautisti, 4 oboisti, 6 clarinettisti, un fagottista e un sassofonista.
Le parti osservate durante gli esperimenti: la glottide, le corde vocali, la base della lingua, i muscoli costrittori della faringe.
Esecuzione dei seguenti esercizi: vibrato, variazioni di dinamiche sonore dal piano a forte e viceversa, emissione del suono nei vari registri, arpeggi, staccato.
Riassunto delle osservazioni
Si ritiene giusto far osservare che i movimenti della glottide e della laringe sono collegati anche alla radice della lingua. Ci sono dei movimenti dei muscoli della deglutizione durante gli esperimenti e precisamente i muscoli posteriori costrittori della faringe. Nell’oboe e nel fagotto i muscoli costrittori della deglutizione erano totalmente rilassati.
Nei flautisti: in alcuni, i muscoli costrittori erano rilassati ed in altri no, soprattutto durante l’esecuzione delle note acute, l’autore ritiene che tale reazione nascesse dall’esigenza di voler aumentare la velocità del flusso aereo per aggiustare i suoni prodotti.
L’autore ritiene questa manovra di restringimento dei muscoli costrittori, attribuibile a flautisti non tecnicamente maturi. Manovre relative all’uso dei muscoli della deglutizione avvenivano anche tra clarinettisti e sassofonisti che erano portati anche ad alzare la laringe e chiudere la gola durante l’esecuzione di suoni acuti. L’autore colloca la posizione della laringe in strumentisti a fiato maturi, non alta ma bassa.
La lingua si dimostrò essere un mezzo utile per far salire la laringe e anche per abbassarla, dice: soprattutto sul clarinetto.
Nel registro basso la lingua veniva tirata indietro.
L’ampiezza della glottide, ossia il suo grado di chiusura o apertura, ritiene l’autore della ricerca, sembra essere in relazione con la resistenza del fiato necessario per la produzione del suono di ogni strumento esaminato. Uno strumento come il flauto mostrava una glottide più chiusa, rispetto agli altri strumenti a fiato.
Tuttavia, le differenze di apertura glottica, scrive, potevano dipendere dalle diverse resistenze di produzione del suono a seconda di ance, bocchino. Lui attribuisce i movimenti della glottide di tipo istintivo.
L’autore nota un movimento marcato di apertura e chiusura dei muscoli vocali durante la produzione di staccato con uso del solo “diaframma”, ossia senza apporto della lingua. Nel vibrato, concorda quello riportato dai tanti ricercatori sulla questione: esso è prodotto da allontanamenti e avvicinamenti della glottide. In pratica non vibra il diaframma ma le corde vocali, i muscoli della deglutizione ossia i costrittori della faringe sono visibili in alcune manovre di vibrato, ovvero quello detto a pecorella.
Osservazioni personali
La ricerca di Veazey pone, a mio avviso, un accento fondamentale sui muscoli negativi che possono intromettersi nella produzione del suono e nelle tecniche di tutti gli strumenti a fiato, e in particolar modo nei flautisti. Il dire ad uno strumentista a fiato che la glottide si chiude durante la produzione del suono può portare lo stesso, abituato a sentir dire che la gola deve essere completamente aperta durante le esecuzioni musicali, a pensare che gli strumentisti esaminati potevano essere tutti dei cattivi alunni o pessimi professionisti.
Le osservazioni americane confermano, invece, che ci sono dei muscoli negativi che possono intromettersi nel passaggio dell’aria dai polmoni agli strumenti a fiato, e vanno collocati in quelli detti costrittori della faringe. A questo proposito è utile ribadire che la glottide va lasciata libera di agire, che nessun strumentista a fiato deve mai focalizzare la sua attenzione su di essa; mi ripeto dicendo che questo comporterebbe il facile apporto dei muscoli costrittori faringei, con conseguenze sulla qualità del suono.
Conseguenze relative ad aumento sproporzionato della velocità del flusso aereo e diminuita portata dello stesso. Per portata si intende la quantità di aria presente nelle vie respiratorie in relazione alla loro apertura e dimensione costituzionale, variabile da persona a persona. Essa incide sulla qualità del suono, inteso come intensità degli armonici in esso presenti e sulla velocità complessiva del flusso aereo immesso nei tubi degli strumenti a fiato, in generale.
Per quantità aerea non va intesa solamente aria che passa nel cavo ad una certa intensità di flusso, ma aria che si muove con una certa massa e velocità adeguata ai toni da emettere, a prescindere dall’intensità della spinta aerea stessa. La quantità-massa è proporzionata all’apertura maggiore o minore del cavo orale ed a proporzioni aeree di base date da conformazioni naturali del cavo.
Iniziamo anche a chiarire in questa parte di studio che l’apertura della glottide, durante l’emissione del suono sugli strumenti a fiato, è conseguenziale anche alle altezze tonali che i singoli strumenti, in relazione alle loro caratteristiche, sono in grado di emettere.
Strumenti dai suoni più gravi hanno delle aperture glottiche maggiori di strumenti con suoni più acuti come il flauto.
La ricerca della foniatra brasiliana Claudia Alessandra Eckley
Nel 2006 la ricercatrice brasiliana Claudia Alessandra Eckley attraverso un articolo su una rivista specializzata di otorinolaringoiatria “Configurazione della glottide in suonatori di strumenti a fiato” Rev. Bras. Otorinolaringol vol. 72 n. 1 Sao Paolo – Gennaio Febbraio 2006, conclude il dibattito della sua ricerca documentata sulla funzione delle corde vocali nella tecnica degli strumenti a fiato affermando che gli strumentisti in questione dovrebbero essere considerati degli utenti vocali a tutti gli effetti.
Sia in relazione ai disturbi in cui potrebbero incorrere per uso errato dell’apparato vocale durante le performance strumentali e oltremodo per le difficoltà scaturite, a mio avviso, da patologie laringee e faringee contratte per cause non dovute necessariamente a modi errati di esercitarsi.
I protocolli usati per osservare gli strumentisti a fiato nei loro movimenti laringei e riportati nel suo articolo, sono gli stessi di tutti i ricercatori fino ad ora citati.
Considerazioni personali
Indubbiamente l’uso dell’apparato vocale da parte degli strumentisti a fiato è indiscutibile. Sono davvero tanti gli autori che si occupano di questo tipo di ricerca, notando il coinvolgimento dei muscoli delle corde vocali durante la produzione del suono in maniera sostanziale, soprattutto nel flauto.
Nel corso della mia carriera di didatta mi è capitato diverse volte di mandare a visita foniatrica alcuni dei miei alunni o aspiranti tali. Devo dire che non mi sono mai sbagliato sul diagnosticare loro dei problemi originati da scarsa salute vocale, che riuscivo a definire dalle problematiche presentate nelle loro performance strumentali e non dovuti esclusivamente a tecniche errate, situazioni che in diversi casi si sono risolte con la logopedia o cure mediche.
Il logopedista è un medico specializzato nella cura delle anomalie del linguaggio e dell’articolazione della parola.
Problemi di noduli, prolassi vocali, possono facilmente creare dei disagi nello strumentista a fiato nel sostegno alle variazioni di velocità del flusso aereo che dagli strumenti si riflettono sui muscoli chiedendone il sostegno, o influire proprio sul passaggio del flusso aereo tra la glottide e il cavo orale, durante la produzione del suono strumentale.
Consiglio vivamente una visita foniatrica a tutti coloro che, nonostante abbiano cambiato tanti insegnanti, continuano ad avere difficoltà di emissione del suono e altro sui loro strumenti. La consiglio senza destare allarmismi, ma per prevenire o curare patologie a carico dell’organo vocale che per noi strumentisti a fiato risulta essere tra i principali coinvolti nel sostegno del suono nelle altezze tonali, nella sua intonazione, nonché nelle sue timbriche.
Stabilendo che sostenere un suono vuol dire creare tra lo strumento a fiato e il suo esecutore un equilibro muscolare in apporto alle velocità di flusso aereo idoneo alla produzione del suono stesso, affermo che dei muscoli vocali non in salute ne possono variare le contingenze aerodinamiche, compromettendone i rapporti di compressione aerea.
La ricerca in Germania: Claudia Spahn, Bernard Richter, Johannes Pöppe, Matthias Echternach
Nel corso degli ultimi anni un gruppo di ricercatori dell’Istituto di medicina a Friburgo sono riusciti, con l’aiuto di diverse tecniche di analisi, tra cui la risonanza magnetica, a mostrare quello che accade all’interno del corpo mentre qualcuno sta suonando uno strumento a fiato.
Hanno prodotto un vasto materiale cinematografico che mostra i movimenti delle labbra, della lingua, della laringe e del sistema respiratorio durante la produzione del suono e articolazioni tecniche del tipo: staccato, vibrato, produzione del suono in altezze diverse su strumenti a fiato differenti quali il flauto dolce e traverso, l’oboe, il clarinetto e il corno.
È stato prodotto un DVD che contiene 125 brevi filmati che mostrano i processi su sei strumenti a fiato differenti. Filmati e animazioni aggiuntive spiegano gli organi più importanti coinvolti nella respirazione e produzione del suono, esaminando i processi fisiologici di base nei vari strumenti esaminati. Questo DVD innovativo utilizza apparecchiature mediche di fascia alta per avere uno sguardo nel corpo durante le esecuzioni strumentali.
La pubblicazione è del 2013: “Physiological insights for players of wind instruments” (dvd) acquistabile in rete.
Conclusione
Le ricerche presentate in questo articolo dimostrano come la fisiologia della voce e i meccanismi respiratori siano indissolubilmente legati alla pratica degli strumenti a fiato, e in particolare del flauto. Ciò che può sembrare invisibile o marginale – un piccolo movimento della glottide, una tensione muscolare involontaria, un diverso grado di apertura delle vie respiratorie – ha in realtà un’influenza diretta sulla qualità del suono, sull’intonazione e persino sulla salute dello strumentista.
Come insegnanti e interpreti, è nostra responsabilità riconoscere l’importanza di questi aspetti e affrontarli con consapevolezza, senza però cadere nell’eccesso di controllo o rigidità. La conoscenza anatomica deve diventare uno strumento al servizio della libertà musicale, non un ostacolo. Per questo ritengo fondamentale continuare a studiare e approfondire il rapporto tra voce e strumenti a fiato: per prevenire errori tecnici, evitare problemi fisici e, soprattutto, per aprire nuove prospettive interpretative.
Non a caso ho dedicato a questo tema due dei miei libri, Suono Pensando e Nel respiro degli strumenti a fiato, nei quali sviluppo ulteriormente queste riflessioni con esempi pratici e casi tratti dalla mia esperienza didattica. Chi desidera approfondire può trovare una recensione di questi lavori anche sulle pagine di Flute Almanac.
La ricerca, tuttavia, non si ferma: auspico che studi futuri possano indagare anche le frequenze sub-armoniche vocali negli strumenti a fiato e, in particolare, nel flauto, aprendo così un nuovo capitolo nella comprensione della nostra arte.
L’auspicio finale è che ogni flautista e ogni strumentista a fiato possa trovare, grazie a questa conoscenza, un suono più libero, più autentico e più vicino alla voce interiore che la musica stessa ci invita a esprimere.
Auspico ulteriori ricerche, atte a verificare frequenze sub armoniche vocali negli strumenti a fiato e nel flauto in maniera particolare.
Liberamente tratto dai libri: Marco Gaudino, Suono Pensando, ed. Lulu- Marco Gaudino, Nel respiro degli strumenti a fiato, ed. Lulu. Acquistabili su Amazon.

Marco Gaudino
Flauto e scienza | Suono Pensando di Marco Gaudino
Flautista e ricercatore napoletano, docente di flauto MIUR.
Accanto alla carriera concertistica e didattica, ha intrapreso studi sul comportamento e il ruolo delle corde vocali nelle tecniche flautistiche e degli strumenti a fiato, supportato da diversi foniatri italiani. Può essere considerato tra i primi ricercatori musicali in Italia.
Autore di saggi e trattati sull’argomento: “Nuova ipotesi sulla produzione del suono nel flauto traverso” pubblicato nel 1991 da Flavio Pagano e nel 2019 da Lulu, “Suono Pensando” ed. Lulu. Tiene seminari in vari conservatori e facoltà di musica in Italia e all’estero. È autore di un software per l’insegnamento del flauto e di un dispositivo che ottimizza la qualità del suono del flauto.
Docente di flauto presso il Liceo Musicale F. Severi di Castellammare di Stabia (NA), è alla ricerca di un’istituzione AFAM italiana che possa ospitare la sua ricerca nei nuovi dottorati italiani, al fine di darle un significato istituzionale e pienamente scientifico.

