Note introduttive
“Danse de la Chèvre”, in inglese, “Dance of the Goat”, in italiano, “Danza della Capra”, è una riuscita pagina solistica, scritta dal compositore di origini svizzere Arthur Honegger nel 1921, per Flauto solo, da usare come “musica di scena” per un “momento coreografico” affidato alla ballerina Lysana nell’opera teatrale “La Mauvaise Pensée” un lavoro di Sacha Derek.
L’apertura, volutamente onirica e sognante della melodia, è disturbata dal misterioso colore del registro scuro dello strumento e dall’uso ripetuto dell’intervallo di tritono.
Il movimento di danza, all’inizio, è solo suggerito, appena accennato.
Quali le impressioni che il brano trasmette
Ad un primo ascolto, vengono alla mente, per associazione, almeno due diverse possibili interpretazioni.
Alcuni pensano che l’idea di fondo dell’Autore sia stata quella di rappresentare una “capra che sogna” o, addirittura, l’animale “che balla” prima di riaddormentarsi, a causa della struttura circolare della composizione*.
*(una sorta di A – B – A).
Secondo un’altra corrente di pensiero, Honegger avrebbe voluto raffigurare i momenti salienti di un sacrificio animale di stampo pagano – rituale, forse a causa della sensazione inquietante che deriva dalla improvvisa e vivace “danza” spasmodica, che irrompe nel momento centrale dell’opera, seguita dalla morte dell’animale e dal ritorno alla quiete iniziale.
Qualunque sia l’impressione che sollevi e possa suggerire il brano, l’uso solistico – timbrico del flauto fatto dall’Autore dimostra, ancora una volta, la versatilità stilistica di uno strumento musicale capace di creare colori e atmosfere sorprendenti non usuali e comunque inconsueti.
Non a caso, “Danse de la Chèvre” di Arthur Honegger è diventata un esempio, per eccellenza, della musica d’avanguardia per flauto dei primi del XX secolo.
Dedicato al flautista René Le Roy, questa breve composizione riflette il fascino dell’epoca per una riscoperta di temi ed atmosfere pastorali, un sentimento condiviso da molti compositori dell’epoca, tra cui la musicista Germaine Tailleferre, contemporanea di Honegger e, con lui, membro del gruppo noto come “Les Six”.
“Danse de la Chèvre” è, dunque, un’opera breve ma, comunque, evocativa che mette in mostra, magistralmente, le capacità espressivo – comunicative del flauto.
La prima rappresentazione
Originariamente composta per la ballerina Lysana, fu eseguita in pubblico per la prima volta come “movimento coreografico” all’interno di un’opera teatrale di Sacha Derek intitolata “La Mauvaise Pensée”, in italiano, “Il cattivo pensiero”.
La première della “pièce” teatrale ebbe luogo il 2 dicembre 1921, al “Nouveau Théâtre” di Parigi e non a caso.
Questo luogo, noto per le sue performance innovative e d’avanguardia, fornì l’ambientazione perfetta per il debutto della fantasiosa ed evocativa composizione di Honegger, progettata per completare gli elementi visivi e drammatici dell’opera.
Struttura e contenuto musicale
Il brano della durata all’incirca di 3 minuti e mezzo, inizia con un motivo languido e misterioso, di natura quasi improvvisativa, in Tempo 4/4.
La sezione comincia presentando l’intervallo del “tritono”, storicamente definito dagli antichi “diabolus in musica” per la sua qualità dissonante e inquietante.
Honegger usa questa distanza per creare un senso di tensione e di inquieta attesa, preparando, così, il terreno per il movimento di danza successiva.
Man mano che il brano procede, infatti, la musica si trasforma, dando vita ad un vivace e saltellante tema, in Tempo 9/8, che ci presenta il personaggio principale, la capra, forse il dio Pan, come suggerito dalla natura giocosa e maliziosa dell’andamento melodico.
L’agilità fluttuante e giocosa del flauto è qui regina della scena, messa in piena mostra, con articolazioni varie, trilli e passaggi cromatici che salgono di registro, fino a toccare un si bemolle acuto.
La scrittura virtuosistica non solo evidenzia l’abilità tecnica del flautista, ma cattura anche lo spirito dell’ascoltatore che, nelle movenze del danzatore/danzatrice, rivive l’idea della scena rappresentata.
Dopo diverse fluttuazioni, in cui la musica alterna una danza vivace a pause riflessive, il brano inizia a rallentare di nuovo.
La danza diventa distante e rada, svanendo, gradualmente, fino a concludersi con un armonico vuoto ultraterreno.
La scena si chiude.
Questo gesto finale lascia nell’ascoltatore un senso di mistero ma anche di ritrovata pace e serenità.
É come se la musica, attraverso la danza, fosse in grado di elevarsi ad un altro stadio ed in un altro luogo – regno.
Importanza ed eredità
Anche per questo, nel corso del XX sec. ed oggi, “Danse de la Chèvre” è stata ed è spesso eseguita e studiata dai flautisti, rappresentando sia una sfida sul piano della tecnica strumentale che nel campo di un’intensa e partecipe esplorazione artistica.
La sua breve durata sembra quasi smentire la profondità e la complessità delle emozioni che trasmette, ma la rende comunque, un brano solistico amato e ricercato nel vasto repertorio della produzione per flauto.
Conclusione
La première di “Danse de la Chèvre” di Arthur Honegger al “Nouveau Théâtre” nel 1921 ha fatto conoscere al mondo un’opera che continua ad avere e suscitare grande interesse.
Questa “breve pagina per Flauto Solo” esemplifica la capacità di Honegger di fondere tradizione e modernità, creando un qualcosa di originale e senza tempo.
“Danse de la Chèvre” occupa un posto speciale nel repertorio del flauto, non solo per le sue caratteristiche tecniche, ma anche per le sue qualità evocative e programmatiche.
Il brano è un brillante esempio di come la musica possa “raccontare una storia” ed evocare immagini ed emozioni vivide, senza bisogno di parole o di un’orchestrazione troppo elaborata.
L’importanza dell’opera risiede anche nella sua capacità di catturare l’essenza del modernismo francese, dove, tanti compositori come Honegger, esploravano nuovi modi per esprimere temi tradizionali attraverso l’uso di “tecniche moderne e contemporanee”.
L’uso del tritono e la natura improvvisativa dell’apertura sono indicativi di questa sperimentazione e di ciò che ha caratterizzato gran parte della musica flautistica e non solo di questo periodo.