Abstract
Kaija Saariaho figura centrale della musica contemporanea internazionale del XX e XXI secolo. Finlandese di nascita, è stata una delle voci più influenti della sua generazione. Gli studi e la ricerca presso il centro parigino per la sperimentazione elettroacustica IRCAM, hanno avuto una profonda influenza sulle sue composizioni. L’interazione tra elettronica e strumenti musicali tradizionali ha contraddistinto l’attività creativa verso l’esplorazione dei confini tra suono e rumore.
Le tessiture lussureggianti e misteriose mostrano un’attrazione per l’espansione delle possibilità timbriche ampliando i contesti sonori nei quali collocare la propria capacità di invenzione.
Le origini della musica colta del Nord Europa risalgono sin dai tempi antichi: le folk songs riportate in luce dalla ruralità ci consegnano un patrimonio intatto e incontaminato che sarà un ingrediente sempre presente nella musica di tutti i musicisti scandinavi e aree affini che si succederanno nei secoli di storia avvenire. La dominazione danese prima e quella russa sulla Finlandia dopo, non permisero uno sviluppo delle arti immediato così come era successo nella vecchia Europa, ma costruì le fondamenta al movimento di indipendenza che gettò le basi per una propria identità culturale a partire subito dopo il secondo conflitto mondiale.
Negli anni ’50, la Finlandia era caratterizzata da un sistema politico stabile, sebbene con sfide significative. Il Paese si trovava ad affrontare i cambiamenti dell’economia, le tensioni con l’Unione Sovietica e la costruzione di un nuovo sistema politico e culturale. In quegli anni la musica in Finlandia era in evoluzione, influenzata da tendenze internazionali ma anche determinati a riscoprire una propria identità culturale.
L’infanzia di Kaija Saarihao
Kaija Saariaho, all’anagrafe Kaija Annneli Laakkonen nasce il 14 ottobre 1952 a Helsinki (Finlandia), è la maggiore dei tre figli di Launo Laakkonen, un imprenditore di successo, e Tuovi Laakkonen.
Kaija prende il cognome Saariaho dal suo primo matrimonio nel 1972.
La famiglia di Kaija non aveva una discendenza musicale e gli interessi artistici erano più incentrati sulle arti visive. Da piccola lei era una bambina timida, sensibile e con una salute cagionevole.
Poiché era allergica alla penicillina, gli antibiotici non erano ancora in uso e quando si ammalava passava lunghi periodi a casa. Trascorreva con un certo piacere i molti pomeriggi da sola a casa ad ascoltare la radio e, attraverso di essa, entrò in contatto con la musica di tutto il mondo, con i compositori che amava e che l’hanno influenzata. Il suo autore preferito era Bach. A sua madre le raccontò in seguito che di notte chiedeva sempre di spegnere il cuscino perché sentiva così tanta musica provenire da esso che non riusciva a dormire.
Quando arrivava la primavera, le piaceva guardare fuori dalla finestra e fingere che fosse già estate e che presto sarebbe potuta partire.
Della sua infanzia in Finlandia, Kaija ricorda le lunghe vacanze estive trascorse in campagna nel villaggio della madre: È lì che ho i ricordi più belli, perché ero davvero nella natura, ed è stata la natura a portarmi molte cose, anche l’acustica: la foresta dopo la pioggia, che era così riverberante.
Durante le vacanze, rifugiandosi con il padre nella quiete del lago, appoggiava l’orecchio alla barca di alluminio e ascoltava il suono delle onde che si infrangevano sulla barca. Secondo lei, è probabilmente da qui nasce il suo interesse per i filtri di risonanza, per le modifiche subite dal suono quando si propaga attraverso diversi supporti. Le sue dichiarazioni e la sua musica chiariscono che ciò che la interessava non erano tanto le melodie, quanto i suoni, gli ambienti sonori, la propagazione e le trasformazioni.
La sua scrittura è come un quadro impressionista in forma sonora, è quasi possibile vedere le pennellate che costruiscono quell’ambiente. Anche la sonorità dell’organo, strumento al quale ha pensato di dedicarsi, ha lasciato segni udibili nelle sue composizioni.
A sei anni i genitori la iscrissero a una scuola steineriana, affinché il gioco con gli altri bambini e l’insegnamento artistico la liberassero dalla timidezza.
A dieci anni Kaija inizia a comporre, ma in segreto, perché nella sua mente i compositori erano uomini. Impara a dipingere, disegnare, suonare il violino, il pianoforte e l’organo. Nella pittura, scopre che le immagini non erano rappresentate in modo realistico, ma astratte. Da lì si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, ma scopre di voler diventare compositrice.
Suo padre era contrario all’idea: se avesse avuto davvero talento, vocazione, questa vocazione si sarebbe manifestata prima, ma lei non suona bene nessuno strumento, non si è mai esibita suonando nulla. Nel dramma, Kaija pensò di abbandonare l’idea, perché per lei la musica era molto importante, temeva di essere una compositrice mediocre, ma non poteva separarsi dalla musica. Pensò allora di diventare organista. Riuscì, tuttavia, a raccogliere le forze per combattere contro la mentalità del padre e contro le proprie paure.
Vivere indipendente
A diciannove anni decide di sposarsi per emanciparsi, ma scopre presto di aver solo cambiato l’indirizzo dell’oppressione. Di quel primo matrimonio, durato solo pochi mesi, il frutto fu solo il nome con cui si consacrò: Saariaho.
Dopo la rottura del suo matrimonio con Markku, inizia a vivere con l’artista Olli Lyytikäinen. Durante il loro tempo insieme, dal 1972 al 1979, Lyytikäinen dipinge dozzine di ritratti di Kaija Saariaho. Lei e Lyytikäinen faranno parte di un collettivo di artisti chiamato Elonkorjaajat (‘I mietitori’) fondato negli anni ’70. La loro residenza a Pohjoisranta, Helsinki, diventa all’epoca sede di numerosi incontri sociali per artisti.
Gli studi musicali
Nel 1976, all’età di 24 anni Kaija entra all’Accademia Sibelius di Helsinki ma si scontra con un universo di prescrizioni rigide e poco stimolanti che lasciava troppo poco spazio alle donne. In quel periodo la sua cerchia sociale includeva musicisti che oggi sono luminari tra cui Magnus Lindberg e Esa-Pekka Salonen.
Insieme formarono il gruppo Korvat Auki! (Orecchie aperte!) per diffondere la musica contemporanea: Facevamo concerti in scuole, ospedali e così via, fuori dalle stazioni di servizio in mezzo al nulla, tra cumuli di neve.
Diplomata nel 1980 presso l’Accademia Sibelius, Kaija prosegue gli studi al conservatorio di Musica di Friburgo frequentando in contemporanea anche i corsi estivi nella fucina modernista di Darmstadt (Germania) sotto la guida di Brian Ferneyhough e Klaus Huber.
Lì viene attratta dallo “spettrismo” una corrente che si allontanava dal serialismo approcciando la composizione con un’attenzione alla natura del suono piuttosto che ai sistemi matematici ed apprese la musica di Gérard Grisey e Tristan Murail.
Una nuova meta: Parigi
Al termine degli studi, nel 1982, si stabilisce a Parigi entra a far parte dell’IRCAM (Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique), l’istituto di ricerca musicale e acustica dedicato alla musica contemporanea, creato da Pierre Boulez. La sua creatività trova nell’elettronica il più fertile territorio di espansione e coniuga le nascenti esperienze del live-electronics con la personale elaborazione sonora.
Nel 1984 Kaija sposa il compositore francese Jean-Baptiste Barrière dal quale avrà due figli: lo scrittore e regista Aleksi Barrière e la musicista Aliisa Neige Barrière.
Kaija si stabilisce definitivamente a Parigi e, pur mantenendo la sua identità finlandese, si descrive come una finlandese residente in Francia.
Disse in una intervista:
Vivere e comporre in una città che mi rimane costantemente estranea, è la chiave di un’esistenza che mi consente di staccarmi dalla realtà e di entrare nel linguaggio astratto della musica.
Verso l’attività professionale
Kaija era un’artista in continuo cambiamento e sviluppo. Sperimenta le possibilità dell’elettronica e dei computer e porta con sé uno spirito esplorativo per testare i diversi mondi dei timbri strumentali. Adorava la voce umana, il violoncello ma soprattutto il flauto.
Durante il corso estivo a Darmstadt, in Germania, Kaija stringe amicizia con la flautista americana Camilla Hoitenga. La compositrice aveva recentemente completato il suo primo brano per flauto Laconisme de l’aile e lo dona a Hoitenga, dando inizio a una collaborazione che avrebbe influenzato le sue successive composizioni. Hoitenga cura la partitura di questo primo brano per flauto e collabora con la compositrice a numerose altre opere visto che Kaija ne scriverà numerose dedicate al flauto ed a strumenti della famiglia.
Nella creazione delle composizioni per flauto, Kaija evidenzia due caratteristiche importanti:
– la stretta collaborazione con singoli artisti di fiducia come il direttore d’orchestra Esa-Pekka Salonen, la flautista Camilla Hoitenga, il violoncellista Anssi Karttunen, il soprano Dawn Upshaw e i pianisti Emmanuel Ax e Tuija Hakkila;
– la preparazione grafica della partitura al fine di rendere la sua musica non l’elaborazione di processi astratti, ma una comunicazione urgente di idee, immagini ed emozioni dal compositore all’ascoltatore passando per l’esecutore.
Kaija si dedica anche a composizioni operistiche con un successo straordinario come L’Amour de loin, su libretto di Amin Maalouf basato su una biografia di un trovatore del XII secolo; Adriana Mater, su libretto originale di Maalouf, che mescola cruda realtà contemporanea e sogno, Emilie, opera e monodramma per Karita Mattila, debuttato a Lione nel marzo 2010 e poi opere vocali quali particolarmente l’incantevole Château de l’âme(1996), Oltra mar (1999) e il ciclo di canzoni Quatre instants (2002), La Passion de Simone, che racconta la vita e la morte della filosofa Simone Weil, eseguito al “New Crowned Hope Festival” di Vienna nel 2006/07.
Riconoscimenti e premi
Nel corso della sua carriera Kaija Saariaho riceve commissioni dalla BBC, da emittenti radiofoniche, dal Barbican Center, dall’IRCAM, dal Lincoln Center, dalla Los Angeles Symphony Orchestra, dal Festival di Salisburgo, dalla Finnish National Opera, etc, ha effettuato soggiorni come compositore ospite in vari paesi, e nel 2003 riceve un dottorato onorario dall’Università di Helsinki.
Ha vinto importanti premi per la composizione, tra cui: Musical Award del North Council Music Prize (2000), Schock Prize (2002), American Grawemeyer Award (2003), Musical America Composer (2008), Nemmers Prize (2008), Wihuri Sibelius Prize (2009), Léonie Sonning Music Prize (2011), Polar Music Prize (2013), Sonning Prize (2013), Leone d’oro alla Biennale di Venezia (2021), e due delle sue registrazioni hanno ricevuto il Grammy Award. Da un sondaggio del 2019 condotto dalla BBC Music Magazine, Kaija è risultata come la “più grande compositrice vivente”.
Le sue composizioni abbracciano diversi generi e includono lavori solistici, opere elettroniche, musica da camera sia di piccola che di grande formazione, opere orchestrali, musica per balletto, opera e teatro musicale.
Ci lascia prematuramente
La vita di Kaija Saariaho si interrompe prematuramente a causa di un tumore al cervello nel 2023. Nonostante la sua malattia, Kaija riesce a completare a marzo dello stesso anno, il suo ultimo lavoro, un concerto per tromba dal titolo Hush.
Lascia la vita terrena il 2 giugno 2023. La sua eredità musicale è portata avanti da una vasta rete di collaboratori con cui ha lavorato a stretto contatto e dai suoi editori Chester Music Ltd e Edition Wilhelm Hansen.
Il linguaggio compositivo per flauto
Kaija Saariaho scrive:
Ho molta familiarità con il flauto fin dai miei primi pezzi. Mi piace il suono in cui il respiro è sempre presente e con possibilità timbriche che si adattano al mio linguaggio musicale: il corpo dello strumento permette di scrivere frasi che attraversano tessiture ruvide, colorate da fonemi sussurrati dal flautista, che gradualmente si dirigono verso suoni puri e morbidi.
La musica per flauto di Kaija Saariaho è fortemente influenzata dalla ricerca del timbro e dalla vivacità del suono.
La compositrice affronta in diversi modi le varianti del suono tradizionale: passa dai rumori al suono puro correlati da dissonanze e consonanze fino alla inclusione dei suoni dell’aria. Cerca la continuità nella combinazione di tessiture come suoni di respiro, voci cantate, parlate e rumori.
Nelle sue opere c’è la capacità di trattare temi pesanti e contemporanei in modo delicato e riflessivo. La sua musica crea un’atmosfera spesso cupa ma sempre meditativa e non manca mai di offrire una scintilla di luce e di apertura al mondo.
Come ha ben definito Peter Sellars, in una dichiarazione riprodotta in un articolo del New York Times “(…) sia Bach sia Kaija hanno creato musica che riguarda la luce che brilla nell’oscurità. La musica comprende l’oscurità, e allo stesso tempo l’oscurità ci fa iniziare a capire e riconoscere la luce“.
La musica di Kaija Saariaho si costruisce su queste coordinate poetiche di rarefatta ma nitida portata emozionale. Lei crea in ogni sua opera una drammaturgia esemplare nella quale l’incrocio fra suoni, voci e rumori è sempre ricchezza espressiva sorvegliata. Fluttuante e morbida ci conduce all’insegna di una sorta di umanistica partecipazione interiore che è forse il tratto più coinvolgente del suo linguaggio compositivo.
Le composizioni per flauto
Dolce tormento (2004) per ottavino; ed: Chester Music
Canvas per flauto (1978)
Laconisme de l’aile (1982) per flauto; ed: Edition Wilhelm Hansen
Liisa’s magic flute (1998) per flauto
Couleurs du vent (1998) per flauto in sol; ed: Chester Edition
Mirrors (1997) per flauto, violoncello, ed: Chester Music
NoaNoa (1992) per flauto, electronics; ed: Chester Edition
Oi Kuu (1990) per flauto-basso, violoncello, ed: Edition Wilhelm Hansen
Changing Light (2005) per voce (S), flauto; ed: Chester Music
New Gates (1996) per flauto, viola, arpa; ed: Chester Music
Cendres (1998) per flauto in sol, violoncello, pianoforte; ed: Chester Music
Oi Kuu (1993) per flauto-basso, violoncello, live-elec; ed: Edition Wilhelm Hansen
Ariel’s Hail (2000) su testo di Shakespeare per voce (S), flauto, arpa; ed: Chester Music
Adjö (1985) su testo di S. Von Schoultz per voce (S), flauto, chitarra;
Quatre messages (1999) per 2 voci (S), flauto, arpa;
Bruden, quatre mélodies (1977) su testo di E. Sodergran per voce (S), 2 flauti, percussione;
The Bosun’s Cheer (2014) per voce recitante, flauto, violoncello, contrabbasso;
Caliban’s Dream (1992) su testo di Shakespeare per voce (Br), flauto in sol, violoncello, cembalo; ed: Chester Music
Die Aussicht (1998) su testo di Hölderlin per voce (S), flauto, violoncello, pianoforte; ed: Chester Music
Die Aussicht (1998) su testo di Hölderlin per voce (S), flauto, violoncello, chitarra; ed: Chester Music
Terrestre (2003) per flauto, violino, violoncello, percussione, arpa; ed: Chester Music
Miranda’s Lament (1999) su testo di Shakespeare per voce (S), flauto, viola, violoncello, arpa; ed: Chester Music
Aer (1991) per flauto, violino, viola, violoncello, percussione, arpa, cembalo, electronics; ed: Edition Wilhelm Hansen
Maa ballet music in seven scenes (1991) per flauto, violino, viola, violoncello, percussione, arpa, cembalo, electronics; ed: Edition Wilhelm Hansen
Aile du Songe (2001) concerto per flauto e orchestra; ed: Chester Music
Laconisme de l’aile (1982) per flauto solo
Laconisme de l’aile (1982) scritta per flauto in Do è dedicata a Annie Raitio (ora Anne Eirola). É un’opera drammatica e appassionata, ricca di gesti lirici e timbri intriganti con effetti elettronici opzionali, e rappresenta un’eccellente introduzione alla scrittura per flauto della compositrice.
Sviluppa uno stile compositivo caratterizzato da colori estremi che si esprimono attraverso tecniche estese come la trasformazione tra diversi timbri e l’uso di effetti elettronici.
Il brano inizia con la poesia parlata interrotta da sospiri ma che si sviluppa gradualmente in una scala di puro suono del flauto. È un brano incentrato sulla trasformazione interrotta di un tipo di suono in un altro, di certi gesti musicali in altri.
La poesia Oiseaux del francese Saint-John Perse, premio Nobel nel 1960, ha ispirato nel brano l’immagine del volo degli uccelli.
La voce del flautista, mixate con le parole della poesia, trasmette significato attraverso il suono nella musica. Lo sviluppo musicale di questa combinazione rappresenta la proprietà del suono col potere di trasformarsi.
La flautista Camilla Hoitenga, scrive una guida sulla prassi esecutiva del brano e sostiene l’idea di una transizione continua tra rumori e suono puro. Come flautista, cerca di trasformare i diversi timbri in modo molto concreto, manipolando gli elementi musicali a seconda delle necessità: L’idea è di produrre transizioni continue dal rumore o dalla distorsione al suono puro.
Laconisme de l’aile for solo flute. Flute: Camilla Hoitenga
Kaija Saariaho scrive:
Il flauto è sempre stato per me uno strumento importante. “Laconisme de l’aile”, il mio secondo brano per flauto solista, è stato iniziato a Friburgo e completato a Parigi nel 1982. Come punto di partenza avevo l’idea di fondere i ritmi del parlato e i timbri del respiro in un’espressione flautistica più tradizionale.
I frammenti di testo sono presi in prestito da “Oiseaux” (Uccelli) di Saint-John Perse.
A parte il canto degli uccelli, avevo in mente soprattutto i diversi modi in cui gli uccelli volano, vincendo la gravità, attraversando il cielo. Il flauto solista disegna queste linee nello spazio acustico.
Laconisme de l’aile for solo flute. Flute: Lesley Olson
NoaNoa (1992) per flauto solo
NoaNoa (1992) per flauto in Do ed electronics è un’opera rappresentativa del suo stile compositivo maturo. Come molte delle sue opere successive, l’aspetto elettronico è parte integrante del brano. L’esplorazione della Saariaho dello spettro timbrico del flauto rende questa opera tecnologicamente avanzata con competenze di conoscenze tecniche approfondite.
Il nome di quest’opera si riferisce a una serie di dieci xilografie che Paul Gauguin eseguì dopo il suo ritorno a Parigi da Tahiti nel 1893. Le figure su queste tavole di legno massello riflettono lo stile delle sculture oceaniche che Gauguin aveva visto durante i suoi viaggi. Le xilografie erano concepite come illustrazioni per un libro intitolato Noa Noa (‘fragrante’ in tahitiano), appuntate sul suo diario, che voleva scrivere insieme a Charles Morice sulle sue esperienze tahitiane. Il libro non fu mai realizzato, ma il diario è lì, e da questo diario provengono i frammenti di frasi selezionati per la parte vocale del brano.
In questo brano il flautista non solo suona il flauto, ma respira, sibila, canta e sussurra nel flauto e attiva processi da un computer Macintosh tramite un pedale. Parte del materiale elettronico è preregistrato e parte viene elaborato in diretta dai suoni prodotti dal flautista durante l’esecuzione. Il risultato è un nuovo strumento, una sorta di super flauto. Volevo annotare, esagerare, persino abusare di certi manierismi flautistici che mi perseguitano da anni, e quindi costringermi a muovermi verso qualcosa di nuovo, spiega la Saariaho.
La parte preregistrata è stata realizzata presso gli studi IRCAM con i flautisti Camilla Hoitenga, che ha presentato il brano in anteprima a Darmstadt, e Xavier Chabot, che si è anche occupato della scrittura del codice informatico che controlla la parte preregistrata. Nell’esecuzione sono necessari un computer, apparecchiature di elaborazione del suono come un processore multieffetto digitale Lexicon LXP-15 e un mixer, oltre a un assistente fonico che si occupa del bilanciamento e, quando necessario, interviene se il flautista non riesce a premere il pedale al momento giusto.
NoaNoa for flute and electronics. Flute: Camilla Hoitenga
Kaija scrive:
“NoaNoa, composto a Fragrant (Francia) nel 1992, è nato dalle idee che avevo per il flauto mentre scrivevo la mia musica per balletto Maa. Volevo mettere per iscritto, esagerare, persino abusare di certi manierismi flautistici che mi perseguitavano da anni, e quindi costringermi a passare a qualcosa di nuovo.
Formalmente ho sperimentato l’idea di sviluppare diversi elementi simultaneamente, prima in sequenza, poi sovrapposti.
Il titolo si riferisce a una xilografia di Paul Gauguin intitolata NoaNoa. Si riferisce anche a un diario di viaggio omonimo, scritto da Gauguin durante la sua visita a Tahiti nel 1891-93. I frammenti di frasi selezionati per la parte vocale del brano provengono da questo libro.
NoaNoa è anche un lavoro di squadra. Molti dettagli della parte per flauto sono stati elaborati con la flautista Camilla Hoitenga. La parte elettronica è stata sviluppata sotto la supervisione di Jean-Baptiste Barrière e programmata da Xavier Chabot.”
NoaNoa for flute and electronics. Flute: Emma Resmini
Aile du songe (2002) per flauto e orchestra
Aile du songe (2002) per flauto e orchestra, trae ispirazione da una raccolta di poesie di Saint-John Perse intitolata Oiseaux. La compositrice spiega che in queste poesie, Saint-John Perse non descrive il canto degli uccelli ma parla piuttosto del loro volo e usa la ricca metafora degli uccelli per descrivere i misteri della vita attraverso un linguaggio astratto e multidimensionale. La particolare attenzione verso il suono del flauto è una delle caratteristiche della mia musica fin dai miei primi lavori; il suo respiro onnipresente e le sue possibilità timbriche si adattano perfettamente al mio linguaggio musicale.
Aile du Songe è uno dei brani nei quali questa predilezione risalta in modo più eclatante, all’esecutore solista è infatti richiesto in più punti della partitura quello di sussurrare, parlare, cantare all’unisono con la linea del flauto, oltre a dispiegare ampiamente doppi trilli, suoni multifonici e altri effetti strumentali.
Il brano si compone di due parti Aérienne e Terrestre.
Il primo movimento, Aerienne, descrive tre diverse situazioni musicali: in Preludio il flauto determina gradualmente lo “spazio sonoro” nel quale si muove il solista, In Jardin des oiseaux il flauto interagisce con i singoli strumenti dell’orchestra, mentre in d’Autres rives il flauto è paragonato ad un uccello solitario che vola alto, la cui ombra forma immagini diverse tra le corde sopra l’immutabile paesaggio dell’arpa, della celesta e delle percussioni.
Il secondo movimento Terrestre descrive due diverse situazioni musicali: Oiseau dansant, introduce il momento di massimo contrasto del brano attraverso una “danza” fortemente ritmata, “energica e giocosa”. Questa prolungata esplosione ritmica produce un profondo contrasto con il resto del materiale del concerto e la compositrice fa riferimento a un racconto aborigeno in cui un virtuoso uccello danzante insegna a ballare a un intero villaggio. Il finale Oiseau, un satellite infime è una sintesi di tutti gli eventi precedenti in cui il suono del flauto si dissolve lentamente ed è una sorta di trasfigurazione nel registro acuto sottolineato da un delicato “ostinato” della celesta e da prolungati trilli in armonici degli archi, sui quali il flauto ricama liberi arabeschi alternati alla recitazione di frammenti delle poesie di Perse che avevano dato origine all’intera composizione.
Dans sa double allègeance, aerienne et terrestre, l’oiseau nous ètait ainsi presente pour ce qu’il est: un satellite infime de notre orbite planetaire.
(Nella sua duplice natura, aerea e terrestre, l’uccello ci è stato presentato per quello che è: un piccolo satellite della nostra orbita planetaria).
Aile du songe è dedicata a Camilla Hoitenga, con la quale ha lavorato su dettagli nella parte solista. É stato eseguito in prima assoluta a Bruxelles il 12 ottobre 2001 dalla dedicataria Camilla Hoitenga con la Vlaams Radio Orkest diretta da Marin Alsop.
Aile du songe for flute and orchestra
Prima parte: Aérienne
1. Prélude
2. In Jardin des oiseaux
3. D’autres rives
Finnish Radio Sy9mphony Orchestra, direttore: Jukka-Pekka Saraste, flauto: Camilla Hoitenga
Aile du songe for flute and orchestra
Seconda parte: Terrestre
4. Oiseau dansant
5. Oiseau, un satellite infime de notre orbite planétaire
Finnish Radio Symphony Orchestra, direttore: Jukka-Pekka Saraste , flauto: Camilla Hoitenga
BIBLIOGRAFIA
Vilma Campitelli, Compendium Musicae Flauta, Barcellona P.G.: Smasher edizioni, 2018.
Jean-Baptiste Barrieère (a cura di), Saariaho Kaija, Timbro e Armonia in Timbro, metafora della composizione, IRCAM (Parigi), 1991
Risto Nieminen (a cura di), Kaija Saariaho, les cahiers de l’Ircam, “Compositori di oggi n.6”, IRCAM (Parigi), 1994
Julie Anne Sadie e Samuel Rhian. Il Dizionario Norton/Grove di Compositori di Donne. Nuova York: W.W. Norton, 1994.
https://saariaho.org/texts (ultima consultazione 10 maggio 2025).
https://www.apemusicale.it/joomla/it/terza-pagina/14437-ricordo-di-kajia-saariaho (ultima consultazione 10 maggio 2025).
Vilma Campitelli
www.vilmacampitelli.it | Facebook
VILMA CAMPITELLI, flautista, nata a Lanciano (CH) ha seguito gli studi musicali presso il Conservatorio di Pescara, presso la Hochschule di Winterthur (Svizzera) e laureata in “Discipline Musicali” presso il Conservatorio di Campobasso con votaz.”110 e lode con menzione”
Vanta nel suo curriculum concerti sia da solista che in formazioni cameristiche tenendo esecuzioni in paesi Europei, Asiatici ed Americani riscuotendo unanime successo di pubblico e di critica.
Ha inciso per la Edipan (Roma), Luna Rossa Classic (Lecce), Fabrik Music (Francia), effettuato registrazioni radio-televisive per diversi programmi RAI e collaborazioni artistiche in campo teatrale.
Scelta dalla Fondazione Adkins Chiti Donne in Musica (Fiuggi-Italia), ha svolto da “studiosa-residente” il progetto europeo WIMUST finalizzato a promuovere la musica e talenti, il repertorio e le strategie per la piena attuazione della risoluzione 2009 dell’UE per le pari opportunità in ogni Stato membro. Nel 2018 interamente sotto la sua cura, è stato pubblicato il volume Compendium Musicae Flauta (ed. Smasher), la prima opera universale sul repertorio flautistico scritto da compositrici. Ha inoltre pubblicato articoli su biografie di compositrici e ricerche in campo della musica esperienziale.
Attualmente è docente di flauto presso il Conservatorio “U. Giordano” di Musica di Foggia, sez. di Rodi Garganico, Italia

