Introduzione
La prima nota biografica su Luigi Marini (Flautista e compositore nato a Gubbio nel 1803 e morto a Palermo nel 1886) che denota un certo interesse e curiosità per un aristocratico dilettante di flauto del XIX secolo , fu scritta da Leonardo De Lorenzo nel suo celebre “My Complete Story of the flute” . (1)
De Lorenzo Primo Flauto dell’Orchestra di New York fu un italiano emigrato “vittorioso” , e fino agli anni finali della sua carriera (morì a Santa Barbara in California nel 1962), ricoprì incarichi prestigiosi formando tutti i principali solisti delle moderne orchestre sinfoniche statunitensi. Negli anni finali della sua vita si dedicò a questo saggio enciclopedico sul flauto , i flautisti, e la specifica letteratura musicale e ovviamente diede ampio risalto alla scuola flautistica italiana, cercando di ricostruire le figure e le vicende dei flautisti italiani dell’ottocento, anche i minori e misconosciuti.
Un Dilettante di Nobile Eccellenza
Il Conte Luigi Marini venne tratteggiato come un eccellente flautista dilettante, membro della Congregazione degli Accademici di Santa Cecilia a Roma, e stimatissimo dai virtuosi della sua epoca come Giulio Briccialdi, Cesare Ciardi, Giuseppe Rabboni ed Emanuele Krakamp che gli dedicarono espressamente molte delle loro composizioni in segno di stima. (2)
A differenza di costoro che erano musicisti provenienti dalla borghesia municipalistica Luigi Marini era un aristocratico e quindi era sconveniente per lui esibirsi nei pubblici teatri. Come già accadeva per altri nobili dilettanti di flauto (come Ordogno De Rosales e Litta Visconti Arese a Milano o Lorenzo Colonna Principe di Stigliano Calabro, o persino il Conte di Siracusa fratello del Re di Napoli il Borbone) essi alimentavano un circuito concertistico alternativo al mercato teatrale ed agivano esclusivamente in ambito privato nei propri aristocratici palazzi pubblicando le proprie composizioni con i grandi editori del tempo (come Giulio Ricordi e Francesco Lucca a Milano).
Alle scarne notizie della voce di Leonardo De Lorenzo del 1951 si è aggiunto un recente saggio dello studioso Tom Moore che ha delineato un quadro più preciso e dettagliato fornendo anche il primo catalogo delle opere complete di Luigi Marini. (3)
Veniamo così a scoprire che in alcuni rari casi le gazzette locali segnalarono le esibizioni musicali di Luigi Marini : nel 1838 nell’ambito di in un concerto liturgico a Pesaro per l’elevazione a Monsignore di Luigi Ciacchi, dopo l’esecuzione di una cantata celebrativa in onore di Papa Gregorio XVI diretta da Nicola Petrini Zamboni, Luigi Marini si esibì insieme al suo allievo Gaetano Casaretto in un duetto per due flauti soli con difficili variazioni di bravura. (4).
Sempre nell’ambito di un Concerto liturgico a Montegiorgio in provincia di Fermo, 8 giugno 1845, dopo l’esecuzione di una Messa Solenne di Luigi Bindi , viene segnalata la bella esecuzione di un concerto per flauto (e orchestra ?) di Luigi Marini. (5)

Impegno Istituzionale: Accademie e Patronato Musicale
Marini oltre che membro dell’Accademia di Santa Cecilia , fu anche segretario dell’Accademia Filarmonica di Bologna , e si rese benemerito offrendo borse di studio per incoraggiare i giovani musicisti dotati e meritevoli.
Il catalogo completo delle sue composizioni comprende una sessantina di opere in massima parte per flauto e pianoforte, più qualche musica d’occasione o fogli d’album per dilettanti . Alcune opere sono rimaste manoscritte .
Il principale problema che ha ostacolato la diffusione di queste composizioni è l’adozione del particolare Flauto Sistema Ziegler discendente al La grave sotto il pentagramma costruito in Italia dalla ditta Luvoni di Milano.
Il flauto Sistema Ziegler era il più diffuso in Italia e fu adottato dal giovane Giulio Briccialdi (almeno fino all’opera trentanove su temi dell’Attila di Verdi non a caso dedicato a Luigi Marini , da Cesare Ciardi, da Giuseppe Rabboni , Primo Flauto alla Scala di Milano e Professore di Flauto al Conservatorio per tutto il corso delle loro carriere e da Emanuele Krakamp nei suoi anni giovanili fino alla conversione definitiva al Flauto Sistema Bohm brevettato a Monaco di Baviera nel 1847).
La tessitura estremamente grave , fino al LA sotto il do centrale del pentagramma, il sistema di chiavi estremamente complesso da manovrare , la sonorità particolarmente esile e la tessitura immensa di oltre tre ottave da governare , rendevano questo strumento di difficile ed impervia manovra strumentale.
I Duetti per due flauti soli di Marini infatti insistono su queste caratteristiche tecniche e sono quasi ineseguibili con i flauti moderni. Anche tutte le composizioni per flauto e pianoforte sono disagevoli per gli stessi motivi per un flautista moderno.
Ci sono però due significative eccezioni: la presente Fantasia su motivi dell’Ernani di Verdi op. 40 , dove l’estensione dal si grave al si della terza ottava è dunque finalmente eseguibile con i flauti moderni con il trombino discendente) e la Fantasia su motivi del Trovatore.
Fantasia su vari temi dell’Ernani di verdi per flauto e pianoforte op. 40
Dallo Stato Pontificio a Palermo: Ultimi Anni
Dunque il Conte Luigi Marini operante in massima parte in occasioni musicali strategiche per la musica sacra e la Gerarchia Ecclesiastica Pontificia , una volta decaduto lo Stato Pontificio è costretto a cambiare città e si trasferisce a Palermo dove morirà nel 1886 , quasi in esilio tattico. (6)
Queste due sue composizioni pregevoli, con i temi verdiani facilmente riconoscibili, il virtuosismo agile e brillante , le cadenze di bravura si innestano perfettamente nell’alveo della letteratura virtuosistica e nel genere alla moda delle parafrasi operistiche italiane, diffuse ed alimentate da una distribuzione capillare in tutta la penisola italiana ben prima dell’Unità d’Italia (da Milano a Palermo) dai grandi editori come Giulio Ricordi e Francesco Lucca di Milano.
Con la ripubblicazione di queste due ottime parafrasi strumentali possiamo ricollocare il prezioso tassello dell’arte flautistica di Luigi Marini all’interno dei Tesori strumentali per flauto Traverso in Italia dell’ottocento, e rilanciare le sue composizioni al pubblico dei flautisti dei nostri tempi , amanti del virtuosismo operistico italiano.
Note
(1) Leonardo De Lorenzo, “MyComplete Story of the Flute” New York 1951 pagina 132
(2) Giulio Briccialdi dedicò a Luigi Marini La Grande Fantasia su motivi dell’opera Attila di Verdi op. 39 per flauto e pianoforte, Cesare Ciardi Il Duetto concertante op. 121 per due flauti e pianoforte sulla Lucia di Lammermoor di Donizetti, Emanuele Krakamp Tre Duetti per Due Flauti Soli op. 136-139.
(3) Tom Moore, ” Luigi Marini de Gubbio , virtuose de la flute” in , Traversiere Magazine, n° 125, 2018.
(4) Tom Moore op. cit. p. 4-5.
(5) In effetti Luigi Marini compose un unico Concerto per flauto e orchestra mai rieseguito in tempi moderni, come del resto i cinque Concerti per flauto e orchestra di Giuseppe Rabboni (rimasto manoscritto sia nella parte solistica che nelle parti orchestrali di accompagnamento e dedicato alla Congregazione ed Accademia di Santa Cecilia) . Possiamo ipotizzare che sia questo il particolare Concerto che lo vide protagonista nel concerto dell’8 giugno 1845 a Montegiorgio. Infatti il Concerto liturgico prevedeva una prima parte esclusivamente di Musica Sacra ( e nel 1845 venne eseguita la Messa Solenne di Luigi Bindi , così come nel 1838 a Pesaro la Cantata Sacra in onore di Papa Gregorio XVI) ed alla fine della musica sacra l’esibizione di un grande solista “Angelo della Musica” di estrazione nobiliare fortemente legato alla Corte Pontificia, come era appunto il nostro Conte Luigi Marini da Gubbio.
(6) Leonardo De Lorenzo Op. cit. pagina 132 ci informa che il Conte Luigi Marini donò il suo ultimo concerto nella sua casa nobiliare privata a Palermo alla veneranda età di settantanove anni. Morì a Palermo il 9 dicembre 1886.
Maurizio Bignardelli
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Diplomato presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma nel 1980 sotto la guida di Giancarlo Graverini, si è perfezionato con Aurele Nicolet, Maxence Larrieu, Severino Gazzelloni.
Laureato presso l’Università degli Studi di Bologna (1985) con una tesi di laurea su “Emanuele Krakamp (1813-1883), ha prodotto saggi, articoli, pubblicazioni musicologiche per riviste internazionali e revisioni musicali di opere flautistiche italiane dell’ottocento per numerosi case editrici (Ut Orpheus , Zimmermann, Bèrben, Da Vinci).
Ha partecipato a convegni internazionali e, come professore d’orchestra, ha lavorato nelle Orchestre Sinfoniche della RAI, del Teatro dell’Opera di Roma, dell’Ente Lirico di Cagliari, dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ha inciso 45 CD solistici e cameristici per note case discografiche,ottenendo premi dalla critica internazionale.
E’ docente di Flauto presso il Conservatorio “Respighi” di Latina.

