Abstract
Talentuosa e sensibile, vivace e risoluta, la compositrice francese Mélanie Bonis, è una testimonianza straordinaria della generazione dei compositori del XIX secolo.
Fu allieva di Cesar Franck e collega di Claude Debussy e Gabriel Piernè. Scelse lo pseudonimo: Mel, un nome che non rivelasse necessariamente la sua identità femminile al pubblico dell’epoca. Lascia ai posteri un gran numero di composizioni che si esprime attraverso una scrittura di straordinaria bellezza e originalità dallo stile romantico con aperture all’orizzonte impressionista.
La fine del XIX secolo fu un’epoca esaltante e rivoluzionaria per il flauto. Questo periodo è considerato la Seconda Età dell’Oro in quanto musicisti e insegnanti associati al Conservatorio di Parigi svilupparono quella che sarebbe stata considerata la nascita della moderna scuola del flauto. La costituzione di due importanti Istituzioni come la Société Nationale de Musique nel 1871 da parte di Camille Saint-Saëns (1835-1921) e Romain Bussine (1830-1899) e la Société de musique de chambre pour Instruments à Vent nel 1879 da parte di Paul Taffanel (1844-1908) favorisce l’emergere di una nuova generazione di compositori francesi e la creazione di nuove opere soprattutto cameristiche.
In questo ambiente pionieristico, la giovane Mélanie Hélène Bonis vive gli studi e la formazione musicale in conservatorio a Parigi lasciando un’eredità di oltre 300 opere. Le sue composizioni contribuiscono a colmare una lacuna importante del repertorio solistico e cameristico tuttavia, la sua figura fu quasi completamente dimenticata dopo la morte.
Nel marzo 1947, in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa, i figli e i nipoti della compositrice pubblicarono Souvenirs et Réflexions, un memoriale che ne ricostruiva la vita e l’attività artistica.
Solo a partire dagli anni Novanta del secolo scorso le sue composizioni sono state oggetto di riscoperta da parte di vari musicologi e pronipoti e nel 1998 Christine Géliot pubblica una biografia con il titolo: Mel Bonis: femme et compositeur. 1858-1937. La pronipote Géliot riesce a rappresentare la vita e l’opera della sua bisnonna in modo vivido sullo sfondo di una società segnata dalle rigide regole del suo tempo e dai grandi sconvolgimenti culturali che caratterizzavano il passaggio dal XIX al XX secolo.
Lei così si racconta:
“È stato un percorso straordinario quello che ho condotto nello scoprire la figura della mia bisnonna, Mel Bonis. Molti di noi in famiglia sono musicisti e quindi suoi eredi… Siamo stati sempre circondati dalla musica, ma nessuno di noi si era interessato alle composizioni della nostra antenata. Sapevamo vagamente che era stata una compositrice, ma non ne parlavamo mai.
Ogni volta che veniva nominata, era quasi sempre in riferimento alle tante pile indesiderate di spartiti che occupavano spazio nelle cantine di zia Jeanne e zia Yvette. La sua immagine era offuscata da un vecchio segreto di famiglia svelato a poco a poco, ma nemmeno questo riusciva davvero a suscitare l’interesse della mia generazione. [si veda la nota 1 in calce]
Infanzia e giovinezza
Mélanie Hélène Bonis nasce a Parigi il 21 gennaio 1858. Suo padre, Pierre Bonis, era un direttore della ditta di orologi Breguet, mentre sua madre, Marie Anne Clémence Mangin, lavorava in casa come passamaneria e realizzava tessuti per ornare abiti e complementi d’arredo. Nacquero presto altre due sorelle, Eugénie-Caroline nel 1859 e Clémence-Louise nel 1862, ma quest’ultima morì all’età di due anni, lasciando Mélanie in un grande dolore. La famiglia abitava in un appartamento al 24 di rue Rambuteau, vicino al centro di Parigi. La madre era molto esigente e crebbe le figlie secondo i rigidi standard della morale cattolica dell’epoca.
Madame Bonis richiedeva loro di confessarsi settimanalmente, pregare regolarmente a tavola, leggere libri devozionali e partecipare alla Messa domenicale. A Mélanie fu insegnato di rispettare e obbedire i genitori poiché non solo per un dovere familiare ma come atto di fedeltà a Dio che in essi si manifestava. La maturità consolidò la sua fede che divenne una guida luminosa capace sostenere e anche i momenti più difficili della sua vita.
Trascorse l’infanzia in una casa buia, il che le lasciò un’impressione di tristezza nei ricordi. I suoi genitori…non si resero conto che questa bambina aveva già una personalità determinata. Il suo talento si manifestò molto presto: non sognava che la musica; ma era destinata al cucito (a lei ne rimase sempre ostile, sebbene vivace e molto abile). Eppure, nel piccolo appartamento c’era un pianoforte. Ogni volta che poteva, e non senza essere rimproverata, apriva lo strumento e suonava… per puro istinto. [si veda la nota 2 in calce]
Era consuetudine per le famiglie francesi possedere un pianoforte come segno del loro passaggio allo status borghese. La famiglia Bonis ne possedeva uno ma nessuno lo suonava. Mélanie mostra subito interesse e talento per la musica e studia segretamente come autodidatta sviluppando una tecnica unica e libera. Improvvisava e suonava melodie, canzoni popolari e ballabili. Si racconta che un giorno il musicista incaricato di suonare il pianoforte a una delle feste di compleanno di una sua amica annullò l’appuntamento e Mélanie lo sostituì con grande successo.
L’educazione di Mélanie si concentra principalmente sulle attività domestiche volte a migliorare le sue prospettive di matrimonio.
All’età di dodici anni, un amico di famiglia scopre il suo bel talento e convince i genitori a investirvi nella formazione musicale. Ironicamente, fu proprio questa idea poi a dare avvio al percorso artistico considerando che l’apprendimento della musica era percepita come un vantaggio per le giovani donne nel facilitare l’ascesa sociale attraverso un buon matrimonio.
Gli studi accademici
Quando Melanie aveva diciotto anni, l’amico di famiglia Hippolyte Mauryv – professore di corno al Conservatorio di Parigi – rimase colpito del suo straordinario talento e dalla naturale abilità nell’improvvisare al pianoforte.
La presentò a César Franck e quest’ultimo le aprì le porte del Conservatorio nel 1876 dove fu ammessa direttamente per decisione del direttore senza dover sostenere alcun esame. L’approccio autodidatta, in seguito combinato con una formazione accademica costituisce per lei una prospettiva nuova verso la composizione. Cesar Franck l’accetta come studentessa nella sua classe e un mese dopo inizia i corsi di armonia con Ernest Guiraud e quelli di accompagnamento al pianoforte con Auguste Bazille. Accanto ai compagni di corso come Claude Debussy e Gabriel Pierné, seppure le classi erano separate per genere, Melanie fu sempre molto apprezzata ed elogiata dai suoi insegnanti.
Consegue nel 1879 il secondo premio per l’accompagnamento al pianoforte e nel 1880 il premier prix (diploma di più alto livello) in armonia proseguendo poi nella classe di Guiraud, divenuto professore di contrappunto e fuga.
La sua prima composizione di Melanie è un pezzo per pianoforte intitolato Impromptu op.1 che si firma nel 1881 come Mel Bonis, uno pseudonimo neutro che sceglie per non essere identificata come donna. Ne usò anche altri tra cui Henry Wladimir Liadoff, Melas Benissouffsky, Jacques Normandin, Fricoto Pusslink, Pierre Domange, Edouard Domange, Juan Sanchez, Leon Rimbault, etc.
La giovane Mélanie era molto stimata in conservatorio e, tra tutte le relazioni che coltivò durante il periodo degli studi, la più significativa fu quella con il cantante Amedée Landely Hettich (1856-1937) di due anni più grande di lei.
Si incontrarono nel 1879 nell’ambito di una collaborazione tra la sua classe di accompagnamento pianistico di Auguste Bazille e quella di canto di Nicolas Masset.
Hettich, figlio di madre francese e padre italo-tedesco, era un cantante di talento che scriveva splendidamente in francese, italiano e tedesco. Collaborava come scrittore per la rivista L’Art musical e curava recensioni di concerti. Questo rapporto di lavoro si trasformò in amore reciproco.
Nel settembre del 1881, Hettich chiese la sua mano ai Bonis ma loro non approvarono in quanto musicista e come conseguenza Melanie venne ritirata dal Conservatorio nel novembre dello stesso anno.
Abbandonata la formazione musicale, Melanie si dedica al lavoro di sarta così come desiderato dai genitori. Furono loro stessi, poco dopo, a cercarle un marito ritenuto conveniente e, tramite amici comuni, individuarono in Albert Domange la persona ideale, un industriale di venticinque anni più vecchio di lei.
Il matrimonio
Il 15 settembre 1883 Melanie sposa Albert Domange, un uomo già due volte vedovo e padre di 5 figli maschi. Lei soddisfa il desiderio dei genitori e con animo rassegnato accetta il proprio destino. Un giorno dichiara: “Dato che l’amore mi è stato proibito, accetterò i soldi”. Dal matrimonio con Albert nasceranno 3 figli: Pierre (1884-1969), Jeanne (1888-1987) e Édouard (1893-1932).
Il marito non nutriva un grande amore per la musica ma le concesse la possibilità di dedicarsi al pianoforte ed alla composizione e Melanie tuttavia non rinunciò mai a firmarsi con il proprio cognome.
Per anni l’equilibrio tra famiglia e aspirazioni artistiche è stato conflittuale e solo dopo circa dieci anni lei riesce a riabbracciare la musica con dedizione.
Tra il 1886 e il 1887, Melanie si ritrova ad incrociare casualmente Hettich in varie circostanze legate al mondo della musica, in particolare presso la casa editrice di Alphonse Leduc, loro comune amico. Una sera, uscendo da un concerto, Hettich le chiese di leggere una poesia che aveva scritto. Finirono per lavorare sulla canzone e lui tornò ad occupare un ruolo importante nella vita privata e professionale di Melanie. Pur generando un notevole turbamento emotivo, tale conflitto si rivela una fonte ricca di ispirazione per la sua musica. Melanie così scrive sull’amore:
L’amore, il vero amore, desidera la felicità per la persona amata a scapito di qualsiasi sacrificio, anche quelli che consistono nell’ostruire la strada, se possibile, dove ciò porterebbe al compromesso finale della salvezza della propria anima. Se egli resiste, l’amante non potrà che soffrire in silenzio “il doloroso martirio dell’amore”. Si soffre nella stessa misura in cui si ama.
Melanie e Hettich
Melanie cercò di interrompere questa sua relazione con Hettich, anch’egli sposato, ma il legame si riaccese ancora più forte. A quarantadue anni, un grande evento sconvolge ancora la sua vita: è incinta di Hettich.
Così ricorda del suo malessere in un concerto: Una sera avrei dovuto suonare il mio “Trio per flauto, violino e pianoforte” in pubblico. Avevo un forte mal di testa e mi sentivo nausee; ero molto a disagio. Lui [Edouard, il figlio di sei anni di Bonis] cercava di convincermi: “Ti prego, mamma, non andare lì, ti ammalerai”. Piangeva e si aggrappava a me. Gli [dissi]: “Vieni con me, ti calmerai”. Riuscii a suonare il mio pezzo con il cuore pesante, poi tornai velocemente a casa con il caro piccolo, che finalmente si sentì rassicurato.
Passarono mesi prima che Melanie rivelasse la gravidanza a Hettich e intanto nascose la verità alla famiglia fingendo di recarsi in Svizzera per delle “cure” mediche. Il 7 settembre 1899 diede alla luce la loro figlia Madeleine. Fu registrata come Jeanne Pauline Madeleine Verger, “nata da genitori ignoti” poichè entrambi già sposati e non potevano dichiarare figli fuori dal matrimonio; la piccola viene quindi affidata alla famiglia di un’ex domestica di Melanie sposata e residente in campagna.
La nascita di Madeleine pose fine al loro legame amoroso ma continuarono nella collaborazione professionale e nella cura della figlia. Hettich e Melanie visitavano regolarmente Madeleine e si presentavano a quest’ultima come suoi “padrini”.
Melanie visse con angoscia il dover mentire ai propri figli fingendo di trovarsi altrove. Quel senso di colpa non la lascò mai fino alla fine dei suoi giorni. Scrisse vergognosamente del suo rapporto con i figli: Sono buoni, onesti, sinceri, disinteressati…. Non c’è nulla di turbato in loro, nulla di meschino o volubile. Possiedono l’autocontrollo che la loro madre non ha. Chi è dunque questa madre?”
Nel 1906, dopo la morte della moglie, Hettich rivela a Madeleine che era stata adottata e di essere lui il padre biologico. La piccola visse con i suoi genitori adottivi fino al 1907, anno in cui Melanie la iscrisse al collegio cattolico di Sainte-Geneviève di Neuilly. Anche Madeleine amava la musica e Melanie le fece intraprendere lo studio del pianoforte con il professore del Conservatorio Isidore Philipp (1863-1958).
Quando la madre adottiva di Madeleine morì nel 1914, i suoi “padrini” Hettich e Melanie continuarono a rimanere in contatto con lei e a offrirle supporto tanto che Madeleine venne invitata a trascorrere una vacanza con la famiglia Domange nel loro castello di Étretat. Nel pieno della Prima Guerra Mondiale, un bambino orfano suscitava meno sospetti se inserito in una vacanza famigliare di quanto sarebbe accaduto in tempo di pace. Il peso del segreto però pesava come un macigno poiché solo Hettich e Melanie sapevano la verità su Madeleine.
Dal 1915 in poi, Madeleine trascorre le vacanze estive con la famiglia Domange nella loro villa a Étretat, sebbene nessuno sapesse che Melanie fosse la sua madre biologica. Nel 1917, Madeleine lascia il collegio e va a vivere con papà Hettich ma la loro convivenza si rivela difficile.
La verità
Nel 1918, Madeleine sopravvive al bombardamento della chiesa di Saint Gervais e, dopo la morte di Albert Domange, si trasferisce definitivamente da Mélanie in Rue de Monceau. Nel 1919 Madeleine aveva vent’anni ed era sempre più legata alla famiglia Domange. Il figlio di Melanie, Edouard, dopo essere sopravvissuto agli orrori della guerra, ritrova finalmente la serenità del ritorno a casa.
Qui intreccia una relazione sentimentale con Madeleine inconsapevole che la giovane fosse in realtà sua sorellastra. Il loro sogno d’amore viene infranto da una rivelazione sconvolgente: Mélanie, opponendosi al loro matrimonio, svela che Madeleine è in verità sua figlia naturale.
Madeleine e Edouard posero immediatamente fine al loro legame ma lei fu devastata dalla consapevolezza e dalla perdita dell’uomo che aveva amato. Questa verità sconvolse anche gli altri membri della famiglia e sua figlia Jeanne, legata a Madeleine da una profonda amicizia, rifiutò di riconoscerla come sorella. Nonostante i sentimenti di dolore e tradimento, Melanie e Madaleine rimasero l’una nella vita dell’altra.
Gli ultimi anni
Dal 1922 al 1937, Melanie trascorre gli ultimi 15 anni di vita nella solitudine e per lo più a letto. Vive afflitta dai sensi di colpa e combattuta tra i suoi sentimenti naturali e convinzioni religiose. La cattiva salute fu aggravata dalla morte del figlio più giovane Edouard nel 1932 ed il suo cammino diventa una prova lunga e dolorosa segnata da oscuri momenti di depressione. Visse sempre più in isolamento eppure la forza creativa non l’abbandonò mai. Anche se la salute peggiorò con l’età, nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò soprattutto alla scrittura sacra tra cui corali e pagine per organo.
Lei si spense il 18 marzo 1937, nella sua casa di Sarcelles (Francia) e, quasi come un destino intrecciato, anche Hettich muore pochi giorni dopo nella sua Parigi. Melanie oggi riposa nel cimitero di Montmatre.
L’eredità di Mel Bonis
Mel Bonis lascia un’eredità musicale ricca e variegata. Il corpus delle sue composizioni ne comprende circa 300. Tocca tutti gli stili e scrive per svariate formazioni: pianoforte, pianoforte a 4 mani, 2 pianoforti, brani didattici, per voce (solista e corale), cantate principalmente su testi di Hettich, Bouchor, Guinand, brani per organo, per orchestra e soprattutto per ensemble di musica da camera utilizzando strumenti come archi, pianoforte, flauto, oboe, corno, arpa ed altri. I suoi principali editori furono le più prestigiose case editrici francesi tra cui Leduc, Eschig, Demets, Sénart, Hamelle, La Musique sacrée, Grus, etc.
Di stile post-romantico, le sue opere si caratterizzano per la sua potenza d’ispirazione alimentata da un’anima mistica e passionale. Mel Bonis sottopone sempre i suoi lavori ad un’accurata revisione continuando a correggerli instancabilmente anche dopo la stampa. Camille Saint-Saens, dopo aver ascoltato il Quartetto n.1 con pianoforte di Mel Bonis, non esita a dichiarare: “Non avrei mai creduto che una donna potesse scrivere qualcosa di simile. Conosce tutti i trucchi del mestiere!”.
Premiata in vari concorsi di composizione, nel 1899 Mel Bonis entra a far parte della Société des Compositeurs de Musique di cui diverrà segretaria nel 1910. Un ruolo prestigioso mai ricoperto prima da una donna. Questa importante opportunità le permise di entrare in contatto con i principali compositori dell’epoca e di essere inclusa nel bollettino della Société che informava i membri di attività, di concerti e di nuove uscite musicali.
Negli anni ’90, grazie all’incontro con Amedee Hettich, compone melodie sui suoi testi poetici e lui ne favorisce la diffusione, introducendola nei salotti borghesi e la sua musica incontra grande consenso.
Vita appassionata e a volte insoddisfatta sembra riflettere nelle opere la propria identità artistica. Tra le sue produzioni a programma figurano anche brani che evocano l’Oriente attraverso i quali si riallaccia a uno dei filoni prediletti dagli artisti francesi del suo tempo: Suite Orientale (nelle versioni: flauto, violoncello e pianoforte; violino, violoncello e pianoforte; orchestra), Femmes de légende nella versione per pianoforte e Le Songe de Cléopâtre nella versione per orchestra.
La compositrice proietta la propria essenza nel ritratto di eroine femminili e mitologiche – Phoebe, Melisande, Desdemona, Ophelie, Viviane e Omphale figure che inducono a riflettere sul destino loro imposto dagli uomini.
Mel Bonis lascia opere di grande valore, contribuisce ad arricchire il repertorio ed a colmare il vuoto esistente tra l’estetica romantica e quella impressionista. Sebbene lo stile di Mel Bonis apparisse arretrato rispetto alle tendenze del tempo, l’opera di valorizzazione promossa dall’Associazione Mel Bonis rende agevole la fruizione delle sue composizioni da parte di compositori e strumentisti di tutto il mondo.
Le composizioni per flauto
- Air Vaudois op.108 (1916) per flauto e pianoforte. Edizione Kossack;
- Andante et Allegro op.133 (1930) per flauto e pianoforte. Dedica: “René Grisard” Edizione Kossack;
- Piece op.189 per flauto e pianoforte. Manoscritto senza data. Edizione Kossack. Edizione Durand;
Pièce op.189 per flauto e pianoforte. Flauto: Mario Caroli. Pianoforte: Katia Caradonna
- Scherzo (Final) op.187 per flauto e pianoforte. Il manoscritto intitolato Final inizia da pag.25. Probabilmente è l’ultimo movimento di un’opera per flauto e pianoforte andata persa. Edizione Kossack;
- Sonate ut dièse op.64 (1904) per flauto e pianoforte. Dedica: “M. Louis Fleury”. 1.Andantino con moto. – 2. Scherzo vivace. 3. Adagio. 4. Fiale moderato. Edizione Kossack; Edizione Peters; Edizione Fortin.
- Une Flûte Soupire op.117/2 per flauto e pianoforte. (Manoscritto senza data con la specifica Transcription pour flûte et piano. Prima pubblicazione Edizione Senart 1936.) Edizione Kossack;
- Scènes de la Forêt op.123 per flauto, viola e arpa. Dedica: “N. Gifford” 1. Nocturne. – 2. À l’aube. 3. Invocation. 4. Pour Artémis. Edizione Kossack
- Scènes de la Forêt op.123 (1927) per flauto, corno (viola) e pianoforte. Dedica: “N. Gifford” 1. Nocturne. – 2. À l’aube. 3. Invocation. 4. Pour Artémis. Edizione Kossack;
Scènes de la fôret per flauto, viola, arpa. Trio Zerline. Nocturne. À l’aube. Invocation. Pour Artémis
Scènes de la fôret per flauto, corno e pianoforte. Flute: Tatjana Ruhland. Horn: Wolfgang Wipfler. Piano: Florian Wiek. Nocturne. À l’aube. Invocation. Pour Artémis
- Suite en Trio op.59 (1903) per flauto, violino e pianoforte. Dedica: “A. M. Malherbe”. 1.Sérénade – 2. Pastorale – 3. Scherzo Edizione Kossack; Edition Fortin; Edizione B Note;
Suite en Trio op.59 per flauto, violino, pianoforte. Flauto: Iva Ugrcic, Violino: Hillary Hempel, Pianoforte: Satoko Hayami. Serenade, Pastorale, Scherzo
- Suite Orientale op.48 (1900) per flauto, violoncello e pianoforte. 1. Prélude. – 2. Danse d’almées. – 3. Ronde de nuit Edizione Kossack; Edizione Durand;
- Suite dans le Style Ancien op.127/1 (1928) per flauto, violino, viola (o clarinetto) e pianoforte. Dedica: “Pour Joseph Ermend Bonnal” 1. Prélude. – 2. Choral. – 3. Fuguette. – 4. Divertissement. Edizione Kossack;
- Suite dans le Style Ancien pour septuor à vent op.127/3 (1928) per 2 flauti, oboe, clarinetto, corno, 2 fagotti. Dedica: “Pour Ermend Bonnal”. 1.Prélude. – 2. Choral. – 3. Fuguette. – 4. Badinage. Edizione Kossack;
- Fantaisie en Septuor op.72/1 (1906) per 2 flauti, 2 violini, viola, violoncello, pianoforte. Modéré. – 2. Scherzo. – Très vif. Edizione Kossack;
Sonate (1904) op.64 per flauto e pianoforte op.107
La Sonate op.64 per flauto e pianoforte è dedicata a Louis Fleury allievo del famoso Paul Taffanel e figlio della sua cara amica Jeanne Monchablon. Considerato tra i flautisti più stimati della sua epoca, Fleury è stato destinatario di importanti dediche tra cui Syrinx per flauto solo di Claude Debussy e Jeux per flauto e pianoforte di Jacques Ibert.
Fu proprio Fleury a eseguire la Sonate di Mel Bonis in due occasioni prestigiose: nel 1904 per in un concerto della Société des compositeurs de musique e nel 1905 in un concerto della Société Nationale de Musique accompagnato al pianoforte da Mel Bonis.
La Sonate op. 64 per flauto e pianoforte in Do# minore, pubblicata da Demets nel 1904, rappresenta l’opera più conosciuta della Mel Bonis. Scritta in quattro movimenti: Andantino con moto, Scherzo, Adagio, Allegretto ma non troppo è caratterizzata da un’unità tematica che la colloca nel quadro della forma detta ciclica, principio di composizione che Mélanie aveva ereditato dal suo Maestro César Franck.
Il primo movimento Andantino con moto è in forma-sonata dalla struttura libera. I ruoli del pianista e del flautista sono virtuosistici ed entrambi si interscambiano come se fossero un unico esecutore.
Le dinamiche sono attentamente marcate e gli esecutori fanno emergere l’abbondanza di sequenze melodiche, ricchi ornamenti e graduali intensità sonore.
Il secondo movimento Scherzo, nella tonalità di la minore, è caratterizzato da terzine nitide e staccate in un tempo di 3/8. Dal carattere danzante e leggero, ricorda lo Scherzo del Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn. Le voci del flauto e del pianoforte si alternano a sezioni di arpeggi ampi e spezzati e i due strumenti sembrano continuamente cercarsi e trovarsi.
Lo scherzo si conclude con una cadenza plagale che funge da ponte verso il movimento successivo.
Il terzo movimento, Adagio rappresenta il culmine dell’intera Sonata per la cantabilità e la profondità emotiva. Inizia nella tonalità di Do# diesis minore con un accompagnamento di marcia funebre sopra il quale si apre una linea melodica profondamente malinconica (“con espressione”) i cui ornamenti e tonalità ricordano il primo movimento. Alla sezione animato con calore segue una più veloce in stile jazz Allegro ma non troppo per poi chiudere con un breve ritorno all’Adagio. Nonostante l’apparente complessità, questo movimento può essere interpretato come un viaggio dall’oscurità alla luce, dalla disperazione alla speranza, dal desiderio all’amore.
L’ultimo movimento Finale-Moderato è nella tonalità di Do# minore. La compositrice richiama motivi dei movimenti precedenti ma con un nuovo materiale melodico. L’effetto è come correre attraverso stanze diverse e sperimentare scene o ricordi disparati. Queste reminiscenze conferiscono a quest’ultimo tempo un carattere di sintesi. Il brano ci ricorda gli aspetti tardo-romantici: la natura improvvisativa e la complessità dell’armonia pur rimanendo ancorata alla tonalità.
Sonate op.64 per flauto e pianoforte. Flute: Amy Porter, Flute. Pianoforte: Liz Ames. Andante con moto. Vivace. Adagio. Moderato
BIBLIOGRAFIA
- Jeanne Brochot, Souvenir et Reflexions de Mel Bonis. France: Les editions du Nant d’Enfer 1974.
- Vilma Campitelli, Compendium Musicae Flauta, Barcellona P.G.: Smasher edizioni, 2018.
- Cristine Géliot, Mel Bonis, femme et “compositeur”, 1858-1937. Paris. Editions l’Harmattan, 2009.
- Etienne Jardin, Mel Bonis (1858-1937) Parcours d’une compositrice de la Belle Epoque. Venezia: Actes sud, Palazzetto Bru Zane 2020.
- Dorothea Schenck, «Très douée, bonne musicienne». Die französische Komponistin Mel Bonis (1858-1937), Germania: Bibliotheks-und Informationssystem der Universität Oldenburg 2005
- Jenna Daum, Mel Bonis: Six Works for Flute and Piano. [ Thesis Degree Doctor of Musical Arts], USA Arizona State University 2013.
- Rachel Harlene Rosenman, A Rosary Among the Roses: Tracing Pastoral allusions and Spiritual Resonances in Chamber Music by Mel Bonis.[DBA Thesis] USA Wesleyan University 2017.
- Geraldine Margaret Padilla, A study on the Compositional Style of the Flute Chamber Works of Mel Bonis [Thesis Degree of Doctor of Musical Arts], USA University of Southern Mississippi 2028.
- Mel Bonis in https://www.mel-bonis.com (ultima consultazione 24 agosto 2025)
- Mel Bonis in https://bru-zane.com (ultima consultazione 24 agosto 2025)
[1] Daum, Jenna “Mel Bonis: Six Works for Flute and Piano” (tesi di dottorato: DMA Arizona State University – USA – May 2013). p.3
[2] “Introduction” in Mel Bonis (1858-1937). Parcours d’une compositrice de la Belle Epoque di Etienne Jardin. p.13
Vilma Campitelli
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VILMA CAMPITELLI, flautista, nata a Lanciano (CH) ha seguito gli studi musicali presso il Conservatorio di Pescara, presso la Hochschule di Winterthur (Svizzera) e laureata in “Discipline Musicali” presso il Conservatorio di Campobasso con votaz.”110 e lode con menzione”
Vanta nel suo curriculum concerti sia da solista che in formazioni cameristiche tenendo esecuzioni in paesi Europei, Asiatici ed Americani riscuotendo unanime successo di pubblico e di critica.
Ha inciso per la Edipan (Roma), Luna Rossa Classic (Lecce), Fabrik Music (Francia), effettuato registrazioni radio-televisive per diversi programmi RAI e collaborazioni artistiche in campo teatrale.
Scelta dalla Fondazione Adkins Chiti Donne in Musica (Fiuggi-Italia), ha svolto da “studiosa-residente” il progetto europeo WIMUST finalizzato a promuovere la musica e talenti, il repertorio e le strategie per la piena attuazione della risoluzione 2009 dell’UE per le pari opportunità in ogni Stato membro. Nel 2018 interamente sotto la sua cura, è stato pubblicato il volume Compendium Musicae Flauta (ed. Smasher), la prima opera universale sul repertorio flautistico scritto da compositrici. Ha inoltre pubblicato articoli su biografie di compositrici e ricerche in campo della musica esperienziale.
Attualmente è docente di flauto presso il Conservatorio “U. Giordano” di Musica di Foggia, sez. di Rodi Garganico, Italia

